«Vedi un pastore che passa con il suo gregge e senti un desiderio di liberarti di tutto quello che di artificioso ti circonda e di partire e di andare per strade polverose con la solida e vecchia terra sotto i piedi e l’ampio e vecchio cielo sopra la testa e respirare aria che sa di aria vera e vedere nuvole e vaste distese di terra ed erbe e fiori», così Bini e Vicquery riassumono il fascino della transumanza, il gregge di pecore che passa e va, al seguito della sua guida.

La realtà poi è molto più complessa, conoscerla vuol dire perdere parte di quel senso poetico che traspare dalle parole di quella frase: il maltempo, la neve, la siccità, gli attacchi del lupo, le malattie degli animali, gli insulti degli automobilisti che non accettano la sosta forzata quando incontrano il gregge in transumanza, i divieti assurdi, le leggi incomprensibili e inapplicabili, il legame forzato con gli animali trecentosessantacinque giorni l’anno…

 

Marzia Verona originaria di Torino, laureata in Scienze Forestali ed Ambientali. Ha collaborato con il dipartimento di Alpicoltura. Le sue collaborazioni riguardano il territorio, la sua salvaguardia e la sua valorizzazione. Si è avvicinata al mondo degli alpeggi e al mondo dei pastori per lavoro. Occupandosi del «Censimento degli alpeggi» ha scoperto il «pascolo vagante» e ne è rimasta affascinata tanto da seguire la vita dei pastori per due anni. Oggi scrive libri dove racconta di pastori, di montagne e di pianure, di amore e, ovviamente, di pecore. Con Araba fenice ha pubblicato recentemente L’ora del pastore.

 

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